Trama Quando viene evocato il nome di El Alamein, storico luogo di battaglia tra le sabbie infuocate dell'Africa del Nord, vengono richiamati alla mente scontri, rumore di carri armati, sibili di bombardieri, atti eroici di generali famosi - due su tutti Rommel e Montgomery - e soldati semplici. Ma questo film non vuole raccontare la Storia, ma tante storie. Quelle degli uomini italiani schierati nel 'settore sud', dove le condizioni climatiche e logistiche sono le più disagevoli: di giorno caldo torrido, di notte freddo, con i rifornimenti che tardano ad arrivare e le missioni suicide nei campi minati, ma soprattutto la mancanza di informazioni sulle sorti delle battaglie condotte al nord dal grosso dell'armata italo-tedesca. Critica "Al di là di ogni ideologia i veri problemi del film sono di ordine cinematografico. Perché Monteleone, già sceneggiatore di film come 'Mediterraneo', 'Marrakech Express', 'Alla rivoluzione sulla 2 cavalli', evita la retorica bellicistica ma non quella generazionale. Sicché questi soldati persi nel deserto del 1942, confrontati al pericolo, ai disagi, alla dissenteria, alle cannonate che piovono improvvise a volte polverizzandoli letteralmente, finiscono malgrado tutto per somigliare un po' troppo ai 'combattenti' o ai reduci di altre epoche. (...) E' vero che ogni film storico parla anche, forse soprattutto del presente. Ma qui oltre a scegliere facce, gesti, voci, molto contemporanei, domina una chiave 'soft' che per non speculare sull'orrore toglie impatto al racconto e dribbla i veri problemi di messinscena posti dal soggetto. Peccato, le bellissime interviste ai reduci girate durante la preparazione e confluite in un notevole video presentato a Venezia, 'I ragazzi di El Alamein', lasciavano sperare in tutt'altro film". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 novembre 2002)
"I soldati italiani, male equipaggiati e male armati, con cibo e acqua scarsi, resistettero eroicamente: il film racconta molto bene il loro coraggio, il loro altruismo verso i commilitoni". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 8 novembre 2002)
"Monteleone ci trasporta all'interno della tragedia con la semplicità di Rossellini, mostrando una situazione dove la posta in gioco è la sopravvivenza (...) Arpeggiando sui notturni e sui rombi guerreschi, ingegnose soluzioni all'italiana sono attuate dalla produzione per illuderci di star vedendo più di ciò che il budget ha concesso di mettere nell'inquadratura. La stupenda fotografia, sapientemente decolorata, è di Daniele Nannuzzi. Sarebbe interessante la colonna sonora di Livio e Aldo De Scalzi, ma il rigore della messa in scena respinge la musica come superflua. Qualche 'cammeo' di attori noti ravviva il cast: Silvio Orlando, generale suicida, Roberto Citran, colonnello imbecille, Giuseppe Cederna, medico stoico". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 9 novembre 2002)
"Gli episodi surreali sono le cose migliori di 'El Alamein - La linea del fuoco', assieme a un'efficace scelta dei personaggi che non ricorre agli stereotipi del war-film americano, dove tutti sono ipercaratterizzati - molto alti, molto bassi, molto grossi - onde essere riconoscibili malgrado l'uniformità della divisa. Per il resto il film adotta uno schema narrativo molto classico, filtrando dal racconto di 00000000000000000Serra secondo il modello, un tantino abusato, della 'presa di coscienza'". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 23 novembre 2002)
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