regia:
Jean-Pierre e Luc Dardenne
Olivier Gourmet, Morgan Marinne, Isabella Soupart, Rémy Renaud, Nassim Hassaïni, Kevin Leroy, Félicien Pitsaer, Fabian Marnette e Jimmy Deloof C.
anno:
2002
Olivier, carpentiere, lavora in una falegnameria che, ogni tanto, accetta ragazzi da reinserire nella società dopo periodi di detenzione. Stringe un forte legame con Francis, appena uscito dal riformatorio e seriamente intenzionato a rifarsi una vita, ma… Vezzeggiati, con merito, dalla critica internazionale dopo la Palma d’Oro strappata a Cannes nel 1999 con Rosetta, i belgi fratelli Dardenne bissano il successo e trionfano moralmente nell’edizione 2002 della kermesse francese, guadagnando una Palma d’Oro per il miglior attore protagonista (Olivier Gourmet). Ancora una volta grande Cinema di impegno civile, ma senza la pompa tonitruante di certe produzioni hollywoodiane, anzi, privilegiando i toni dimessi e clinici alla Kieslowski, in una produzione seria, elegante, lontana da pietismi e moralismi. Il tema è quello scomodo del perdono come risposta alla più semplice soluzione dettata dalla vendetta; un perdono difficile, sofferto, certamente faticoso ed impensabile, eppure necessario. Dal punto di vista estetico, la visione non concede molto di quanto comunemente si intende per “piacevole intrattenimento”: il Cinema dei Dardenne è severo, ascetico, materiale (assenza totale di colonna sonora, solo rumori “interni” al racconto, uso della camera a mano sempre “addosso” ai personaggi, colori freddi e desaturati, dialoghi asciugati all’essenziale), e, proprio per questo, suscita interrogativi, emozioni, tocca corde ormai stanche di vibrare solo per piagnistei ed effetti speciali.