Agli inizi del ‘900, in una isoletta del Nordest, la giovane Agata partorisce una bimba già morta. Per la tradizione non può essere battezzata, ma la madre non si rassegna alla pregiudiziale condanna eterna al Limbo e intraprende un viaggio alla ricerca di un miracolo. Dopo il cortometraggio La santa che dorme (Cannes 2016), la regista e sceneggiatrice triestina intesse un racconto di elaborazione, scoperta reciproca e formazione che ha il tono della favola e si arricchisce di elementi simbolici e significativi.