Per 18 anni era riuscito a mentire a tutti i familiari, fingendo una rispettabile vita professionale da medico a Ginevra. Ma era solo un clamoroso bluff, dettato dalla necessità di uno status sociale e dalla vergogna di deludere i suoi cari. Quando scoprono la verità, l'impostore uccide moglie, figli, i propri genitori, e tenta il suicidio. Era il gennaio 1993. Dalla storia vera di Jean-Claude Romand.
Critica "La Garcia fa uso della narrazione in cornice, a strage già consumata, alternando l'evoluzione della crisi del protagonista con scene di vita quotidiana e d'intimità casalinga. La sua ottica non è psicologica: non è neppure la ricostruzione giudiziaria, né tantomeno un'interpretazione o una spiegazione del 'caso'; è il punto di vista tragico, dove la volontà umana soccombe al Fato lasciandoti, alla fine, un senso di vertigine per l'impossibilità di attribuire un senso alla terribile storia". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 26 maggio 2002).
"Il film non è in grado di dare risposte mai fornite dal protagonista: si limita a presentare e analizzare il caso, molto correttamente. Senza essere bello, è sostenuto dalla forza enigmatica e stupida della vicenda tuttora inspiegata: e la faccia chiusa di Daniel Auteuil, protagonista bravo, conserva tutto il mistero del personaggio". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 11 aprile 2003)
"Con 'L'avversario' la brava Nicole Garcia ('Place Vendôme') porta al cinema un fatto di cronaca nera del '93 che ispirò già il metaforico 'A tempo pieno' di Laurent Cantet. Secco, teso e avvincente. Insieme a 'Roberto Succo' un bell'esempio di cinema nero all'europea, aritmico e privo di cliché hollywoodiani. Auteuil è un mostro di bravura". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 11 aprile 2003)
PRESENTATO IN CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES 2002
|