Giovane docente universitario, lui; giovane insegnante di liceo, lei. Entrambi hanno un rapporto problematico col tempo, ma a partire da un sentire diverso. Sboccia l’attrazione. A parecchio tempo dal suo primo lungometraggio, Dieci inverni, Valerio Mieli riporta sullo schermo una storia tormentata e disfunzionale, dove il teatro dei sentimenti è reso con una narrazione non lineare e un vago senso di sospensione enfatizzato dalla fotografia evanescente di Daria D’Antonio.
Lui, docente universitario di Storia romana, è problematico e tormentato proprio come piace a Lei, che gli si manifesta eternamente solare e comprensiva. Lei, insegnante di liceo vive immersa nel presente, ritenendo che "una cosa è già bella durante, non solo dopo, quando te la ricordi". Lui invece i ricordi li immagazzina, li impila uno sopra l'altro, senza riuscire più a distinguere i confini fra presente e passato, e senza essere capace di immaginarsi il futuro. La loro storia d'amore non può che procedere in modo discontinuo, attraverso tante piccole fratture della superficie visiva, in continuo andirivieni fra flash back e flash forward. Il sorriso ostinato di Lei comincia a scomparire e lo smarrimento esistenziale di Lui procede a fagocitare tutto ciò che era naturale e spontaneo nella loro coppia. (da mymovies.it)
