Se in INCEPTION e in INTERSTELLAR lo sfasamento sistematico dei piani temporali narrativi era giustificato dal genere fantascientifico, in DUNKIRK lascia a bocca aperta la maestria con cui Nolan riesce ad applicarla ad un war-movie di spessore, che va aldilà dei meri intenti rievocativi.
Un grande film, scandito da un montaggio alternato (che alternato non può essere, perché le linee narrative abbracciano intervalli temporali diversi) tra le vicende della spiaggia su cui sono assediate le truppe inglesi e francesi in fuga dai tedeschi (della durata di una settimana), una spedizione in barca di alcuni civili per recuperare i profughi (che dura un giorno), una missione aerea per difendere il rientro via mare dei soldati dagli attacchi dell’aviazione nemica (che si svolge in un’ora). La tensione, gestita benissimo, è sempre alta, in parte anche grazie al crescendo dei vibrati della colonna sonora e soprattutto proprio in virtù di quel montaggio, costruito come alternato; in un solo istante del film le tre vicende avvengono in contemporanea: una sorta di appuntamento tra le tre linee temporali.
Maestosa la fotografia, fredda ed asciutta, che esalta piani spaziali anch’essi che si confondono, come nei precedenti film di fantascienza, ma per seguire i duelli aerei e il dramma degli affondamenti e del continuo rischio di affogamento dei personaggi.
Intense le interpretazioni, misurati i dialoghi. Da vedere