Soggetto: Roberto Rossellini. Sceneggiatura: Roberto Rossellini, Sonali Senroy Das Gupta, Fereydoun Hoveyda. Fotografia: Aldo Tonti. Musica: Philippe Arthuys. Montaggio: Cesare Cavagna.
Tornato a un tipo di narrazione a episodi, Rossellini descrive il suo incontro con l’India. Un paese sospeso fra tradizione e modernità e dalle culture millenarie. Come già era stato per Paisà il film si articola attorno ad una serie di blocchi narrativi, ognuno legato a un tema principale. Gli episodi che vediamo susseguirsi sono quattro: per primo troviamo quello del conducente di elefanti che si sposa, segue quello del tecnico che ha lavorato per sette anni alla costruzione della diga di Irakud, quello del vecchio contadino che vive una vita contemplativa e salva una tigre e, per ultimo, quello dell’uomo con la scimmietta, che morto nel deserto sotto il sole ardente, abbandona la sua compagna di lavoro.
"Il vero titolo è INDIA, MATRI BHUMI, che vuol dire l’humus della terra. È un film che ho fatto davvero sperimentalmente, potrei dire. Ho cercato di mettere su pellicola ciò che pensavo in maniera forse teorica. È un’inchiesta il più possibile approfondita, sia pure nei limiti di un film, su un paese, su un paese nuovo come l’India, che ha ritrovato la sua libertà, che è uscito dal colonialismo. È un film che amo molto perché, come ho detto, è qui che ho cercato di fare un tentativo di rinnovamento nel campo della conoscenza, dell’informazione: un’informazione che non sia strettamente scientifica o statistica ma che sia anche una certa documentazione dei sentimenti e del modo di comportarsi degli uomini" (Roberto Rossellini)
Restaurato da Cineteca di Bologna, CSC-Cineteca Nazionale, Coproduction Office e Cinecittà Luce nell’ambito del Progetto Rossellini