Uno strano trio si aggira nella Varsavia di oggi: un procuratore vedovo, rotto alle più macabre esperienze per questioni di lavoro, sua figlia, anoressica e ancora provata dal lutto materno, la psicologa di lei, convinta di avere capacità medianiche…
A partire dal caleidoscopico intreccio di lacerazioni parentali che accomuna i tre personaggi, Malgoska Szumowska (affermata sceneggiatrice, regista e produttrice) costruisce un percorso di evoluzione esistenziale che trascolora nella lettura socioculturale del suo Paese, allo sbando nel passaggio dal post-comunismo alla temperie del capitalismo senza regole. In questo quadro, con poche luci e molte ombre, si muovono i “corpi” del titolo, non solo quelli defunti, ma spiritualmente vicini, dai quali è difficile maturare la separazione, ma anche quelli “viventi” eppure così fragili, disarmati e in balìa delle tensioni, tanto da risultare più che dissociati dalla realtà. Il registro del racconto è affascinante nel suo humour nero.
· Orso d’Argento Miglior Regia al Festival di Berlino 2015
· European Film Award 2015