TAXI TEHERAN (Taksojuht, Iran; 2015)
Un taxi percorre le strade di Teheran in un giorno qualsiasi, passeggeri di diversa estrazione sociale, cultura e status salgono e scendono confidandosi con l’autista, che però è lo stesso regista. Jafar Panahi, iraniano, classe 1960, (“Il palloncino bianco” – Caméra d’Or a Cannes 1995; “Lo specchio” – Pardo d’Oro al Festival di Locarno del 1997; “Il Cerchio” – Leone d’Oro a Venezia 2000; “Oro rosso” – Premio della Giuria “un certain regard” a Cannes 2003, “Offside” – Orso d’Argento a Berlino 2006; “Closed Curtain” – Orso d’Argento a Berlino 2013) gira questo ultimo film in totale clandestinità a causa della condanna imposta dal governo iraniano dopo il suo arresto nel marzo del 2010 per la partecipazione ai movimenti di protesta contro il regime locale. Riprendendo la realtà con una videocamera nascosta in un cellulare, Panhai restituisce un’immagine inaspettata, rivoluzionaria ed ironica del popolo iraniano. Un inno alla creatività e alla libertà di pensiero per un cinema che si fa strumento di contrasto e di evoluzione. Orso d’Oro al Berlino International film Festival 2015.