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Louisiana (The Other Side)

regia: Roberto Minervini
Mark Kelley, Lisa Allen, James Lee Miller
anno: 2015


C'è un confine invisibile in America, oltre il quale abita una comunità miserabile e indigente, dimenticata da dio e dalle istituzioni. Veterani di guerra che sognano una donna presidente che si prenda finalmente cura di loro, soldati sempre in guerra che si armano per la 'rivoluzione', paramilitari 'patriottici' che scongiurano fantasmi, adolescenti che cercano in un pallone l'intenzione del gioco e in una bambola quella del domani, future madri alla deriva lungo il palo della lap dance, madri stordite dal piacere delle metanfetamine, nonni ubriachi di Jim Beam e lacrime, nonne immemori nella country music. Davanti ai (loro) volti arresi e dentro le foreste pluviali, resiste Mark, 'angelo sterminatore' e solidale che 'sintetizza' la vita e produce la via più breve per raggiungere il paradiso.

Dopo l'immersione documentaria dentro il Texas rurale di Stop the Pounding Heart, Roberto Minervini procede la sua ricerca etno-antropologica appena drammatizzata. Se il genere è dato (Robert Flaherty, Jean Rouch, etc), a colpire ogni volta è l'empatia, la dolcezza e il mistero del suo sguardo. Perché Minervini non racconta né mistifica le esistenze dei suoi 'personaggi', limitandosi a descriverle nel loro quotidiano, abbracciandone il presente, eludendo qualsiasi giudizio. La sceneggiatura discreta e la finzione liminale in Louisiana scivolano sui volti increspati, sui corpi bucati e sulla natura sempre intorno. A comporre il film è il montaggio, a ispirare Minervini le persone su cui indugia come Dreyer, lasciando allo spettatore il tempo di sentire e di comprendere. Il suo cinema è una linea tirata tra materia e spirito, tra alto e basso, tra purezza e corruzione, dove è sempre la luce a penetrare le cose, ad accarezzare i contorni degli uomini e delle donne, a conferire una densità inedita alla materia, a trasfondere alla natura la fosforescenza e al mondo un'aura magica.

Negativo estetico di Stop the Pounding Heart, romanzo di formazione pastorale immerso nel panteismo malickiano, Louisiana è un film in overdose che confronta l'innocenza con la violenza. Se ieri era lo splendore di un'adolescenza austera contro l'ortodossia amish, oggi è l'altra faccia del sogno americano, quella che non compare mai nei discorsi dei politici, quella lasciata indietro, a terra e in roulotte fatiscenti a farsi di crack e dolore, quella solidale anche nella miseria, quella disabile alla vita perché non ne ha una da vivere. Diviso idealmente in due, Louisiana debutta su due soggetti, soldati in disarmo armati dentro un bosco e un uomo in panne senza panni ai margini dello stesso bosco, che svolge separatamente e confluisce verso un medesimo epilogo. Epilogo che 'abbandona' un uomo bruciato e una carcassa di automobile arsa. Alla maniera di Stop the Pounding Heart, che al mondo indolente delle capre opponeva quello eccitato dei tori da rodeo, Louisiana mette di fronte alla realtà allucinata di Mark, e della sua comunità, i compagni d'armi e di birra delle milizie antigovernative, due facce di un medesimo desiderio di esaltazione nel cuore della cultura degli stati del sud. La vocazione marginale del cinema di Minervini ancora una volta registra una calma precaria, rimanda la rottura e intuisce i luoghi geografici e quelli dell'anima in cui i fondamentalismi germogliano ed eccedono, producendo l'illusione di sentirsi uguali tra gli uguali. Figure di uno stallo nella democrazia americana, le sue persone incarnano l'incertezza emotiva ed esistenziale di un'America lontana, troppo lontana da quella "audacia della speranza" di cui predicava Obama, bersaglio nel film di proiettili e invettive. Sul fondo dell'America e in fondo a Louisiana si muore disgraziati coi propri demoni e si spara invasati contro i propri demoni.

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