regia:
Emanuele Caruso
Albino Marino, Lorenzo Pedrotti, Simone Riccioni, Sara Francesca Spelta, Francesca Risoli (110')
anno:
2014
In un tranquillo paesino del cuneese, durante la festa del santo patrono, succede qualcosa che sconvolge la vita delle 2.000 anime e tutte le sicurezze di ognuno verranno messe in discussione. L’opera prima di Emanuele Caruso è diventata da subito un caso giornalistico per la sua curiosa genesi e la sua fortuna accoglienza in Sala. Girato con pochissimi fondi (appena 70.000 € recuperati tramite il crowdfounding), pochissimi attori e circa 500 comparse, una troupe di trenta giovani operatori (età media: 27 anni) per un periodo di riprese di circa 10 settimane, il film, che tra l’altro è girato per buona parte in dialetto piemontese, ha saputo guadagnarsi visibilità e apprezzamento al di là dei confini geografici (tra Langhe e Roero). Il film si gusta come un noir “apocalittico” e corale, ma senza i rumorosi effetti di tanto cinema commerciale. In questo caso, la riflessione personalissima e umana sulla “fine del mondo” si tinge di toni inconsueti, soprattutto nella gestione della componente drammatica. Molto bella la fotografia di Cristian De Giglio e la colonna sonora di Remo Baldi.