(“quante volte ho deposto la macchina fotografica per piangere” S. Salgado)
Quante volte guardando l’umanità attraverso il suo obiettivo, Sebastião Salgado, ha visto nel profondo fino a scoprirne l’anima più pura, la bellezza più nascosta e l’orrore più sconsiderato? Wim Wenders con l’aiuto del figlio di Sebastiao, Juliano, ha portato sullo schermo una vita spettacolare, quella di un uomo che non ha fatto qualcosa ma è stato soprattutto qualcuno capace di raccontare attraverso un’immagine fissa una vita intera.
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Attraverso le immagini delle foto del fotografo brasiliano montate dal grande regista tedesco, si percepisce un gioco a tre che racchiude qualcosa di mistico. Un regista che racconta un fotografo che a sua volta racconta l’uomo che racconta se stesso. Un teatro che coinvolge tutti fino allo spettatore in sala in una rappresentazione che vuole essere vita e può funzionare solo se tutti i protagonisti non stanno al proprio posto, se tutto si frantuma se i ruoli si scambiano e se ognuno dà e prende allo stesso modo. Sebastião non si rifugia dietro l’obiettivo ma si mostra e si infanga, si fa uno di loro dimostrando quanto in mezzo alla natura non siamo che tutti allo stesso identico modo “sassolini”. La varietà del pineta e dei suoi abitanti è pazzesca, è bellezza e inferno, è vita e morte, è il colore dei pappagalli e il fumo delle petroliere, il verde delle foreste e il colore arido della pelle dell’uomo che non beve da giorni, è la casa di rami di un ne-net siberiano e l’esplosione di cemento in ex Jugoslavia.
Un film che, attraverso la potenza del bianco e nero arricchisce lo spettatore con una lezione di antropologia che conquista per la sua volontà di informare, provocare ed emozionare con la condivisione di un percorso artistico e umano che ci ricorda che il nostro pianeta è prezioso e l’uomo può essere il benefattore della terra in cui vive.
“Voi siete il sale della Terra, ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.” (Matteo, 5, 13)