regia:
Gianni Amelio
Antonio Albanese, Livia Rossi, Sandra Ceccarelli, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata (104')
anno:
2013
n concorso a Venezia 70, L’INTREPIDO di Gianni Amelio racconta la storia di Antonio Pane, separato a Milano, che sbarca il lunario sostituendo chiunque debba assentarsi dal luogo di lavoro: dal tranviere al muratore, dal pizzaiolo al bibliotecario. Il regista de: “I ragazzi di via Panisperna”, “Porte aperte”, “Il ladro di bambini”, “Lamerica”, “Così ridevano”, “Le chiavi di casa” e La stella che non c’è”, in effetti mai troppo fortunato a Venezia, porta in concorso un’opera molto lieve che sfiora, senza urlare, tematiche attualissime quali: il malessere esistenziale delle giovani generazioni, la disillusione degli adulti, il precariato e la distanza delle istituzioni dal mondo reale, i fragili rapporti familiari. Il tutto affidato al comico Antonio Albanese che crea una maschera buffa e dolente per un personaggio borderline al limite del “puro folle”. Forse questa modalità narrativa sottotono è stata responsabile di una accoglienza fredda (soprattutto alla prima proiezione dedicata alla Stampa e agli Industry), dove sono volati fischi e “buate”, secondo noi, un po’ troppo gratuite. La giuria CGS a Venezia ha riconosciuto il film meritevole del premio Lanterna Magica per “la capacità di raccontare un rapporto salvifico padre-figlio evitando gli schemi moralistici e fin troppo corteggiati dal cinema nazionale, in un contesto di crisi e di “liquidità” degli affetti e delle relazioni umane. Il regista si serve di un linguaggio moderno senza dimenticare l’eredità del grande cinema del passato; rimangono evidenti, senza essere invadenti, rimandi a Keaton Chaplin e De Sica. Di quest’ultimo si apprezza un rinvio alla Milano del “Miracolo” dove è dalla periferia che si riaccendono le speranze. La narrazione, discreta e significativa, si apprezza tanto più per la soavità nel trattare tematiche forti con equilibrio stilistico e di tono.”