Il dispotico fratello dello Shogun vive al di sopra della legge abusando del potere con sadismo e crudeltà. 13 samurai sono incaricati di giustiziarlo. Il prolifico regista giapponese (al suo attivo più di 80 pellicole a cavallo di generi diversi), regala al pubblico un classico film di samurai dal ritmo lento e pensoso nella prima parte (ove si omaggia una sconosciuta pellicola di Eiichi Kudo, del 1963, a sua volta apertamente ispirata al Kurosawa de I sette samurai), piuttosto concitato nella seconda, dove si costruisce una delle scene più belle di battaglia corpo a corpo fra quelle viste nelle produzioni degli ultimi anni. Molto giocato sulla bravura e l’atleticità degli attori, il film non presenta azioni iperspettacolari né colori accesi, fotografia ammiccante o movimenti inusitati della macchina da presa. Viceversa, la cifra sembra essere quella della pellicola d’altri tempi. Ed è tutta da godere.