regia:
Matt Reeves
Kodi Smit-McPhee, Chloe Moretz, Richard Jenkins, Cara Buono, Elias Koteas, Sasha Barrese, Dylan Kenin, Chris Browning, Jimmy
anno:
2011
Remake americano del film svedese del 2008 “Lasciami entrare” di Tomas Alfredson che a sua volta ha preso spunto da un romanzo di John Ajvide Lindqvist, BLOOD STORY, presentato nel 2010 al Festival del Cinema di Roma è un horror inusuale: intelligente digressione sul tema della seduzione del male, condotta attraverso un racconto rarefatto di sentimenti e di contrasti.
Owen, dodici anni, vive in New Mexico con la mamma che, in procinto di divorziare, cerca riparo nel bere e in una religiosità ossessiva, ma si rivela assai distratta in merito ai problemi del figlio, che è costretto anche a subire le prepotenze dei bulletti della sua scuola. La solitudine del ragazzo, che ben si associa alla scenografia invernale fatta di neve e ghiaccio e sottolineata dai cromatismi freddi della fotografia, viene ingannata dal passatempo di spiare con il cannocchiale i vicini di casa. Fino a quando, nell’appartamento accanto, arriva una strana coppia: un anziano e una ragazzina, apparentemente coetanea di Owen, che cammina scalza nella neve ed esce solo di notte…
Non è la solita storia di vampiri adolescenti. Siamo anni luce dai racconti della Meyer, con i suoi vampiri “tanto buonini” e le pulsioni sessuali frenate da pruriginosi sensi di colpa. Le domande sul Bene e sul Male, suggerite sin dal principio da una serie di forti indizi, maturano pian piano nel personaggio conteso tra una normalità fatta di un male poco visibile perché fatto di ordinaria meschinità, marcata dalla separatezza e, appunto, dal freddo dell’indifferenza, e l’attrazione di un sentimento, in apparenza puro e gratuito. Singolare e delicato il percorso di formazione sentimentale dei due ragazzi fino alla scoperta di ciò che si disvela come un Male e si configura come un rompicapo incomprensibile per Owen. Un Male che appare come necessità e condanna, verso cui il ragazzino scivola proprio a causa dei soprusi e dell’indifferenza che lo circondano. Un Male che non lascia scampo, come narrativamente lascia intuire la circolarità del racconto che inizia su un misterioso personaggio sfigurato in fin di vita al cui destino si ricollega, nel finale, la storia di Owen.
Da vedere. Da discutere.
Valutazione: 4 pallini.