Film in Concorso a Venezia 67, POST MORTEM del cileno Pablo Lorraìn è un'amara riflessione sulla dittatura degli anni '70 nel paese sudamericano del regista. Nell’ospedale della capitale, durante il golpe di Pinochet, un oscuro funzionario trascrive i risultati degli esami autoptici mentre fantastica l’amore con un ballerina di rivista; sarà testimone e complice degli eventi in un racconto metafora che, in un certo senso, allude ad una estensione delle responsabilità dell'orrore... Al suo terzo lungometraggio, il cofondatore della compagnia Fabula, porta al Lido una storia apparentemente minore e volutamente priva di fascino, per alludere al desiderio irrisolto del popolo cileno di conquistare un modello politico vagheggiato ed irraggiungibile. Inquadrature sospese e prolungate, dilatazione temporale e piani sequenza dai movimenti minimi, recitazione atonale e stringatissimo commento sonoro, accanto ad un montaggio discreto e ad una fotografia fredda e sgranata, non contribuiscono all’empatia con pubblico, che infatti ha accolto con freddezza i titoli di coda. Peccato perché il film ha il pregio di raccontare con situazioni di forte impatto la brutalità della guerra civile e la “normalità” della violenza.
Valutazione: quasi quattro pallini.