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L'AMORE BUIO

regia: Antonio Capuano
Irene De Angelis, Gabriele Agrio, Luisa Rainieri, Corso Salani, Valeria Golino, Anna Ammirati, Fabrizio Gifuni
anno: 2010


Un gruppetto di giovani napoletani sulla spiaggia, d’estate: battute sulle ragazze, tuffi spericolati dagli scogli, sigarette, birra… Poi la sera, al ristorante: mangiano a scrocco e via di fuga sul motorino mentre la realtà intorno scorre sul video dei telefonini, finché il gruppo non incrocia una coppietta che si scambia effusioni in auto. Quando la ragazza chiude la portiera, uno del gruppo ha una nuova idea per chiudere la serata…
L’inizio del nuovo film di Antonio Capuano, presentato a Venezia nella Sezione “Giornate degli Autori”, ha il ritmo, il suono, i cromatismi e la dinamica travolgente di un videoclip, poi il linguaggio vira bruscamente verso la narrazione classica per arricchirsi di nuovo, nel finale, di fresche pennellate che strizzano l’occhio allo stile giovanile.
L’autore di Vito e gli altri (1991); “Pianese Nunzio 14 anni a maggio” (1996) e “La guerra di Mario” (2005); costruisce un doppio percorso di redenzione che ha per protagonisti vittima e carnefice, analogamente legati da uno strappo interiore e da un sentimento di incompiutezza personale e vieppiù caricata di aspettative da parte dei rispettivi mondi di provenienza.
Il racconto procede alternando un personaggio all’altro, seguendone maturazione ed evoluzione in parallelo ed illustrando, sullo sfondo (ma non con intenti descrittivi da cartolina) il multiforme universo della città partenopea; le sue architetture, le sue bellezze, le sue brutture, la convivenza di stili e stratificazioni sociali che alludono e rimandano a significati altri. La comunicazione (anche brutale), la scoperta di sé e dell’altro, diventano meccanismi per scardinare lo status quo e restituire ai personaggi la possibilità di intravedere percorsi di speranza.
Capuano conferma la mano felice nel condurre storie dense di suggestioni e significati servendosi egregiamente di attori giovanissimi. Il risultato è piacevole e malgrado il tema tocchi spesso corde emotivamente sensibili, la regia è sempre attenta a non scivolare nel melò o nelle trappole degli schematismi cui il linguaggio televisivo ci ha abituati.
La Giuria CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali), in collaborazione con il Comitato per la Cinematografia dei Ragazzi (CCR), ha assegnato a questo film il Premio Lanterna Magica 2010 con la seguente motivazione: “Per la capacità di evidenziare, pur nella drammaticità di esperienze vissute in un contesto giovanile attraversato dal disagio,l’esigenza di ricostruire percorsi valoriali comunque tesi alla ricerca di un cambiamento, adoperando un linguaggio audiovisivo improntato alla restituzione della contemporaneità.”

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