Presentato nella sezione "Fuori Concorso" a Venezia 67, GORBACIOF, è un buon film di Stefano Incerti ("L'uomo di vetro", "Complici del silenzio") che, con Diego De Silva, ne ha curato anche la sceneggiatura. La storia è quella di Marino Pacileo, detto Gorbaciof a causa di una voglia sulla fronte (un eccellente Toni Servillo), ragioniere napoletano di mezza età che sottrae denaro alle casse del carcere di Poggioreale di cui è contabile per aiutare una ragazza cinese della quale è innamorato... fino a rimanere invischiato sempre più nel giro del gioco d'azzardo e della piccola delinquenza.
La pellicola, molto scarna nei dialoghi, lavora sull'immagine e sulle sue potenzialità di progressivo disvelamento dei personaggi; nel contempo privilegia i rumori e una colonna sonora perennemente sospesa, così come sospeso appare il racconto, tra una dimensione noir e quella di una sorta di parabola morale, che a tratti ricorda "Le conseguenze dell'amore" di Sorrentino.
Regia lirica ed essenziale.
L'interpretazione di Servillo, spesso trattenuta, ma con improvvisi scatti di intensità, è sempre misurata. Un film da vedere.