Il Marocco continua ad essere un luogo magico. Questo paese dei contrasti, che si estende fino ai confini occidentali del “mondo antico”, è realmente un mistero, un mosaico di popoli e culture. E la sua musica ne è l’espressione più autentica. Il film-documentario riassume un’esperienza multipla. È un’immersione nel cuore di oriente/occidente. Nell'utopia del metissage che è radice di una cultura squisita, avanzata, temuto dagli integralismi di tutte le parti. Tre artisti marocchini di oggi che vivono e lavorano in tre diversi paesi europei, Sapho in Francia, Salah Edin in Olanda e Nour Eddine in Italia ci fanno da guida in questo viaggio. Con un forte senso del cinema, seguiamo passo passo le loro esibizioni -ma anche il loro privato- in un road movie alla ricerca di se stessi e delle loro radici musicali.
Da Salah Edin, il primo artista che ha fatto conoscere l’hip hop arabo nel mondo legandolo alla tradizione chaabische, passando alla sofisticata Sapho, ebrea nata a Marrakech che rinnova continuamente le sue radici musicali unendole con un forte impegno sociale e politico -celebri e coraggiosi i suoi concerti a Gaza, Gerusalemme, Bagdad- e poi Nour Eddine, l’emigrante che unisce suoni e atmosfere spirituali con i ritmi liberatori della musica tradizionale. Ogni passaggio fra i vari stili non rappresenta una cesura fra un determinato modo di intendere la vita e un altro ma è la via più funzionale per mettere in luce l’estrema coesione che esiste fra le diverse componenti musicali marocchine. Il film documenta le passioni, i rimpianti, i paesaggi, le memorie di un popolo da gran tempo tenuto ai margini del mondo e scopre che la musica è stata e resterà per sempre la sua vera anima.