Presentato alla 66.ma Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione “Settimana internazionale della critica”, GOOD MORNING AMAN, dell’italiano Stefano Noce, già allora aveva creato una certa aspettativa nel pubblico. La pellicola, infatti, si presenta abbastanza interessante per l'impostazione narrativa e per la tematica di formazione, in grado sulla carta di generare un certo appeal, soprattutto perché sviluppata attraverso il confronto fra due personaggi confusi e lacerati.
La storia è quella di un ragazzo somalo immigrato a Roma, Aman, fuggito da piccolo dai conflitti del suo paese, le cui attese di vita si scontrano con una difficile integrazione. Il ragazzo, che non dorme mai (il suo passato è popolato di incubi) ma sogna e si racconta un futuro migliore, durante il suo vagare notturno si incontra con un ex pugile quarantenne, Teodoro, anch'esso insonne a causa di sensi di colpa che gradualmente emergono da un opaco passato. Tra i due nasce una reciproca solidarietà in virtù della quale Aman accompagnerà Teodoro nel maldestro tentativo di rimettere assieme i pezzi della sua vita...
Il risultato purtroppo non ha soddisfatto del tutto, per qualche caduta nelle scelte di regia e di sceneggiatura (per esempio, le situazioni e i personaggi, talvolta, risultano prevedibili nella loro evoluzione). Tuttavia diverse scene funzionano bene e una mano felice ha curato il commento sonoro. Una menzione a parte la merita il bravo Valerio Mastandrea, qui anche in veste di co-produttore.
Valutazione: quasi tre pallini.