Attesissimo, l'ultimo film di Michael Moore, CAPITALISM: A LOVE STORY, incontra un ampio consenso già alla proiezione per la stampa alla 66.ma Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Entusiastici applausi a scena aperta e risate sincere per le innumerevoli trovate ironiche (anche se, dato il tema c’è poco da ridere).
Con il consueto stile irridente ed incline allo sberleffo, il regista di “Bowling a Columbine”; “Fahrenheit 9/11”; “Sicko”, torna ad indagare gli effetti disastrosi prodotti dal dominio delle grandi compagnie finanziarie ed aziende sulla vita quotidiana degli abitanti degli Stati Uniti, per capire le radici della crisi economica in atto e scoprire le ombre del capitalismo.
Lo stile documentario si arricchisce di genuine trovate cinematografiche, citazioni stravolte ad arte, ammiccamenti musicali dalla tradizione sinfonica e dal repertorio cinematografico. Due ore di proiezione che non si sentono mai pesanti.
L'elemento di maggior innovazione probabilmente risiede nell'abilità di Moore di coniugare in un documentario tanti diversi registri, passando dal comico-ironico al sarcastico-indignato per arrivare fino a momenti di toccante intensità emotiva.
Il messaggio è chiaro: diamoci da fare, tutti.
Strepitoso!!!