regia:
Anton Corbijn
Sam Riley, Samantha Morton, Craig Parkinson, Alexandra Maria Lara, Joe Anderson, Nicola Harrison, Toby Kebbel. (109’)
anno:
2007
La parabola artistica ed esistenziale del cantante Ian Curtis, leader della rock band Joy Division, a cavallo del triennio 1977-80, poco prima del tragico suicidio del musicista. Il celebrato fotografo delle rock band (U2, Nirvana, Coldplay, Depeche Mode, solo per citarne alcune), Anton Corbijn, debutta alla macchina da presa con questa ricostruzione dal sapore documentario restituita nello splendido e desueto bianco e nero di Martin Ruhe. Il soggetto è trato dal libro “Touching from a Distance: Ian Curtis & Joy Division” di Deborah Curtis. Più che l’abusato ed ovvio omaggio al mito del cantante “maledetto”, il film – che ha aperto la “Quinzaine des Realisateurs a Cannes 2007, dove, tra l’altro, ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria Camera d’Or – ha il pregio di manifestarsi quale sincero e nostalgico omaggio all’epoca del post-punk e si fa ammirare, pertanto, quale sorta di “documento di costume”, vieppiù impreziosito proprio dalla scelta del bianco e nero che non risulta mero appesantimento estetico, ma anzi, significativa scelta di linguaggio. Talentuoso Sam Riley che restituisce tutta la tormentata fisicità dello sfortunato cantante.