In concorso a Venzia, l'attesissimo e vezzeggiatissimo: BIRDWATCHERS - LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI di Marco Bechis, ha riscosso, sin dalla prima proiezione per la stampa, presso la Sala Perla, il consenso degli addetti ai lavori. L'autore di "Alambrado"; "Garage Olimpo" e "Hijos", dopo aver trattato senza pudori il dramma dei desaparecidos argentini e delle violenze perpetrate dal regime militare in quel Paese, si sposta poco più a Nord, in Brasile (Mato Grosso), per evidenziare agli occhi del mondo il problema dell'emarginazione sociale degli indios (Guaranì, in particolare, ma per estensione tutti i popoli autoctoni dell'Amazzonia), costretti nelle riserve dal Governo e vessati dai proprietari delle grandi fazende. Il dramma di un popolo che vede ridursi quotidianamente il proprio spazio vitale (la foresta) e che vede nel suicidio dei propri giovani l'unica via di fuga da un mondo che non li accetta, emerge con forza dalla pellicola che, significativamente, si apre e si chiude con l'immagine aerea della foresta stessa; luogo dell'azione, ma anche simbolo di appartenenza nochè traguardo da raggiungere per una rinnovata (e molto instabile) libertà, contrapposta agli spazi aperti (vuoti) delle aree sfruttate intensivamente dall'uomo. Regia sobria e parca di mezzi, attori professionisti (bianchi) e indios locali (peraltro "co-autori" della sceneggiatura), dialoghi molto asciugati (parlano più efficacemente le immagini), fanno di questa pellicola un piccolo gioiello del Cinema da tenere in considerazione per rassegne e proposte educative.