Trama:
La vita ed il lavoro dell’architetto Frank Gehry
Crtitica:
Esistono diversi punti in comune tra architettura e cinema, come ha messo in rilievo l'estetica del post-moderno. Sarà forse per questo se Sydney Pollack, il grande regista americano che rifondò i generi negli anni 70, ha realizzato un film così in sintonia con il talento dell'architetto d'origine canadese Frank Gehry per non capendo niente di architettura né avendo mai fatto un documentario. (...) Niente di didattico: Pollack, che di Gehry è amico personale, lo ha concepito come una serie di sketch, di conversazioni a due senza traccia né ordine preciso, ma tali da farci entrare in confidenza col personaggio e con la sua libertà d'espressione. Lo sentiamo parlare di opere concrete e di progetti irrealizzati, lo vediamo manipolare modellini e aggirarsi all'interno di alcune delle sue opere. Condividendo con Pollack il piacere di scoprirne l'imprevedibile itinerario creativo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 30 marzo 2007)
"'Frank Gehry - Creatore di sogni' è un appassionato racconto di vita. In cui si dà voce al protagonista e al regista (amici da sempre) come ad altri compagni di scorribande artistiche: Dennis Hopper, Julian Schnabel, Bob Geldof... E mentre sullo schermo scorrono le riprese delle opere di Gehry, Pollack tiene a bada la sua personalità, scomparendo per poi far sentire la sua autorevole presenza solo quando serve. Partendo dai disegni originali, il regista esplora la miracolosa trasformazione da sbilenchi schizzi a matita a capolavori. Nel film si sorride e ci si emoziona, perché niente commuove come la nascita di un capolavoro. E fa tenerezza Pollack, mentre cerca di rubare a Gehry il segreto della creatività, unita all'understatement, perché tutto quello che riesce a strappargli è: 'Sono nato modernista, per me ogni decorazione è un peccato'." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 30 marzo 2007)
"Piacerà anche a chi normalmente snobba i documentari che non sono coinvolgenti come la fiction. Perché qui il grande Sydney Pollack riesce veramente a coinvolgere." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 marzo 2007)
"Ogni tanto Pollack si sposta qua e là per il mondo a raccontare da par suo come quei giochi da tavolino sono diventati possenti realtà; per poi riprendere la conversazione continuamente interrotta su temi di comune interesse, fra i quali principalissimo quello del margine di libertà e indipendenza che un creativo può e deve riservarsi nei confronti della committenza. Alla fine ci si sente come dopo aver trascorso 84 minuti con un vero artista." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 30 marzo 2007)