regia:
Stefan Ruzowitzky
Karl Markovics, August Diehl, Devid Striesow, Martin Brambach, August Zirner, Veit Stübner, Lenn Kudrjawizki, Werner Daehn (98')
anno:
2007
da filmup.com
Nel 1942 il maggiore tedesco Berhard Kruger istituì nel campo di concentramento di Sachsausen una squadra speciale composta da disegnatori, incisori e falsari specializzata nella creazione di documenti e valuta tutti assolutamente falsi. Tale operazione denominata Bernhard dal nome dell'ideatore aveva un duplice scopo: da una parte doveva finanziare l'economia del Terzo Reich ormai prossima al tracollo e d'altro canto doveva destabilizzare le economie inglesi e statunitensi tramite la massiccia immissione di dollari e sterline sul mercato internazionale.
Questo argomento affascinante era stato già oggetto nel 2004 di un film per la tv su uno dei canali della BBC, e adesso viene riproposto al grande pubblico in una produzione tedesca. "The Counterfeiter" narra questa vicenda storica dal punto di vista di Salomon detto "Sally" uno dei più capaci falsari.
La sua vita viene risparmiata anche se ebreo dapprima in virtù delle sue doti artistiche e in seguito più prosaicamente grazie alla sua capacità di falsario. Anche se la minaccia della morte sembra temporaneamente allontanata Salomon è però attanagliato da una serie di complessi di colpa, in primo luogo nei confronti di coloro che non hanno i suoi privilegi e sono quindi condannati a morte, poi verso i membri della sua squadra che non riesce a salvare. Salomon è inoltre vittima di quel paradosso che tanto spesso ha colpito le vittime dei campi di concentramento e che è stato efficacemente descritto da Solzhenicyn nella "Giornata di Ivan Denisovich". Quando un uomo non ha più nulla, nemmeno la speranza per il futuro, tende a trovare dei piccoli piaceri nella maestria in un particolare lavoro, come se fosse un labile legame con il "mondo di prima", quello in cui ancora si era considerati uomini. Però in questo modo si finisce per essere dei tasselli indispensabili per il funzionamento di un macchinario assassino, destinato a divorare anche chi lo serve. "The Counterfeiter" racconta con efficacia tali questioni a sfondo morale virtualmente irrisolvibili senza mai scadere nella crudeltà gratuita o nel patetismo, e mostrando le vittime sempre con grande dignità. I carnefici del resto sono descritti nei loro contrasti stridenti e talora osceni, visto che chi può decidere della vita e della morte nel campo come una divinità pagana è del resto un padre amorevole in grado di commuoversi ascoltando Puccini.
Di film sui campi di concentramento ne sono stati fatti tanti, ma in pochi spiccano per doti particolari oppure non scadono nel cattivo gusto, nella banalizzazione o nel grottesco. The Counterfeiter, pur parlando di un gruppo di prigionieri "privilegiati" non rientra in queste detestabili categorie, spiccando anzi come un film esemplare da molti punti di vista. E il fatto che sia stato realizzato adesso in Germania non deve essere considerato un caso.
La frase: "Perché fare soldi con l'arte quando si possono fare soldi fabbricando soldi?"