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TUTTA LA VITA DAVANTI

regia: Paolo Virzì
Sabrina Ferilli, Isabella Ragonese, Elio Germano, Massimo Ghini, Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Claudio Fragasso, Elena Arvigo (117')
anno: 2008


La vicenda, narrata dalla voce over onnisciente di Laura Morante, è quella di Marta (Isabella Ragonese), giovane neo-laureata con laude in filosofia, costretta a lavorare come terminalista in un call center diretto da un Massimo Ghini/Claudio, in veste di guru della neo economia del franchising, e da una Sabrina Ferilli/Daniela, “sacerdotessa” del culto della personalità vincente…

La storia procede con i consueti ritmi della commedia amara cui Virzì ci ha abituato, senza scossoni, con un Valerio Mastandrea nei panni del sindacalista CGIL idealista e varie macchiette tragicomiche come quella di Elio Germano, venditore illuso di poter sfondare.

Continua l’allusione - a tratti troppo scoperta - alla debolezza dei personaggi, rispetto a come si rappresentano, mentre emerge un’autentica indignazione civile nei riferimenti alle carriere di chi sembra essere arrivato al successo, più per le conoscenze o l’appartenenza di casta che per il curriculum: una sacrosanta denuncia. L’accusa però si allarga ed investe la realtà sociale che ci circonda e la sua volgarità, in cui anche il lavoro è divenuto una delle tante declinazioni e varianti del reality televisivo e il licenziamento è assimilabile ad una nomination perdente. In fondo, sembra dire Virzì,  “Il Grande Fratello” piace perché è l’ombra del nostro essere e vivere, nuova caverna di Platone.

In linea con questo percorso l’uscita di scena della Ferilli, in tono “Sunset Boulevard”, riconduce, come nel film di Wilder, l’universo del vissuto a quello della rappresentazione.

La riflessione finale sembra un’amara considerazione sulla incapacità delle nostre categorie di pensiero, e di conseguenza delle strutture sociali, dalla politica al sindacalismo, ad orientare il mondo attuale: non riescono più a reggere il confronto.

C’è in definitiva necessità di ridefinire un pensiero filosofico capace di misurarsi con la contemporaneità, come parrebbe significare la battuta su cui il film si chiude.

Tratta dal romanzo di Michela Murgia “Il mondo deve sapere - Romanzo tragicomico di una telefonista precaria” la pellicola è una commedia capace di rinviare a temi più impegnativi, che pecca a tratti di un certo schematismo.

Valutazione: tra tre e quattro pallini (più vicino a tre).

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