Tratta dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, “Non è un paese per vecchi” è una pellicola intensa, un congegno ad orologeria a cavallo tra diversi generi cinematografici, che si presenta come un noir, volge in road movie, ma che, sin dall’inizio pone le premesse indiziarie per ciò che in sostanza è: una dolente riflessione sulla civiltà americana svolta in un punto della storia, gli anni ’80, in cui secondo gli autori - i fratelli Coen di “Fargo”, “Fratello, dove sei?”, “Ladykillers”, “Il grande Lebowski” – si è smarrito il percorso e il senso di continuità con il passato e i valori dei padri.
Non a caso il film è condotto dal punto di vista di un narratore omodiegetico, lo sceriffo Bell, interpretato da un intenso Tommy Lee Jones, che dà inizio alla pellicola con una riflessione autobiografica e la conclude con il racconto di due suoi sogni profetici.
Tutto il film sembra volgere verso la constatazione che forse non vi è più salvezza per l’uomo, in un destino designato dal caso, come nel beffardo gioco a testa o croce che decide la vita o la morte di alcuni personaggi.
Grande l’interpretazione di Javier Bardem, un killer psicopatico che diviene una sorta di epico angelo della morte.
Meritatissimi i quattro premi Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attore non protagonista a Bardem).