Gli ultimi giorni di vita del fuoriliegge più noto del West, perito per un colpo alla schiena sparato da un uomo della sua banda in cerca di notorietà. Andrew Dominik, un passato alla regia di spot pubblicitari, esordisce nel lungometraggio in pompa magna con un film esondante; nel minutaggio e nella configurazione kolossal (cast stellare, fotografia molto bella, cura dei costumi e delle scene).
A ben guardare, però, dietro il cotè western il film pizzica qualche corda in più senza limitarsi al mero intrattenimento o all’emozione epidermica. Tra le righe emergono le tematiche dell’amicizia virile, del rapporto ambiguo fra leader e sottoposti, della ricerca del mito e della accettazione/ negazione di sé. Non ultima una maligna strizzata d’occhi alla mania, tutta contemporanea, di trasformare in show e finzione tutto ciò che fa parte della realtà, anche la più tragica (Barnum che si offre di acquistare il cadavere di Jesse per esporlo al pubblico e Robert Ford che acquista la sospirata notorietà e l’affrancamento dalla figura carismatica di Jesse, recitando in teatro, davanti ad un pubblico in visibilio, la scena clou dell’assassinio).
La colonna sonora porta la firma di Warren Ellis e del sulfureo Nick Cave che si permette un cameo canoro nel sottofinale, cantando un ballata dedicata al personaggio della storia.
Peccato per l’eccessiva dilatazione dei tempi.
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