Appena dopo l’8 settembre, presso l’Hotel Meina, sul Lago Maggiore, si consuma una delle più efferate stragi di civili ebrei, perpetrate dalle SS ai danni dei cittadini italiani.
Regista, storico del Cinema, critico, sceneggiatore, attore (classe 1922), Carlo Lizzani è stato uno dei direttori della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che, alla sua 64a edizione ha voluto omaggiare l’anziano Maestro con la proiezione “fuori concorso” della sua ultima opera: Hotel Meina. Quest’ultima si inserisce perfettamente in quel percorso di ricostruzione storico/letteraria/cinematografica dedicato alle tematiche del fascismo e dell’antifascismo, che ha caratterizzato l’intensa produzione di Lizzani da Achtung! Banditi, sino a Mussolini ultimo atto, passando per Fontamara; Cronache di poveri amanti; Il Gobbo; L’oro di Roma…
Questa volta l’ispirazione viene dal romanzo omonimo di Marco Nozza cui Lizzani apporta qualche modifica, quel tanto per suggerire l’idea che anche in quegli anni terribili c’erano persone di nazionalità tedesca che si adoperavano, a costo della vita, per salvare vite umane e concorrere al riscatto della dignità e del futuro della Germania stessa. Da un punto di vista strettamente cinematografico si sottolinea la volontà di non voler calcare troppo su scelte linguistiche ricercate, bensì confinare il racconto entro i confini rassicuranti di un codice estetico molto vicino a quello della fiction televisiva. Buono il gruppo degli interpreti, quasi tutti sconosciuti ma credibili e in grado di restituire emozioni.
valutazione: quasi tre pallini