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COME L'OMBRA

regia: Marina Spada
Anita Kravos (Claudia); Karolina Dafne Porcari (Olga); Paolo Pierobon (Boris)
anno: 2006



Trama:


"Claudia, trent'anni, lavora in un'agenzia di viaggi e frequenta un corso serale di lingua russa dove incontra Boris, insegnante quarantenne dal quale è particolarmente attratta. Con l'arrivo dell'estate il corso finisce e, mentre Claudia è in procinto di partire per la Grecia con alcuni amici, Boris le chiede di ospitare una sua giovane cugina, Olga, in arrivo dall'Ucraina. Claudia è titubante, ma infine accoglie Olga in casa sua e tra le due ragazze si stabilisce un legame di amicizia. Però, a pochi giorni dalla partenza per la Grecia...


 


PRESENTATO ALLA 3 EDIZIONE DELLE GIORNATE DEGLI AUTORI, VENEZIA 2006


PREMIO PER LA MIGLIOR REGIA AL MAR DEL PLATA FILM FESTIVAL 2007




Critica:




"Probabilmente a Tarantino 'Come l'ombra' non piacerebbe: trentenni in esilio da se stessi, vite sfocate, azione ridotta al minimo, sono proprio i caratteri che ha rimproverato al nostro cinema. E invece film come questo sono necessari, tanto quanto lo sono i suoi 'splatter' cerebrali e sanguinolenti. (...) La scelta di rispettare le pause, i vuoti rispetto ai pieni, ricorda in cinema di Antonioni, così come la ricorrenza delle 'soglie' e la Milano deserta, fantasmatica in cui Claudia si aggira. Ogni inquadratura è meditata e consapevole, con un uso ricercato della profondità di campo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 giugno 2007)




"Punta di diamante dei film maker milanese il rabdomantico film di Marina Spada finisce dove iniziava 'L'avventura', con la scomparsa di una donna. Una scomparsa metafisica: la giovane autrice coi suoi silenzi, i dubbi, i metafisici interrogativi che si specchiano nell' estate milanese, è debitrice ad Antonioni di un modo di far cinema che vuole (e riesce) a riprendere ciò che non vediamo nei sentimenti e nei mutevoli affetti. In realtà la storia di una Claudia, invaghita di un insegnante di russo che parte ma le lascia ospite la cugina di cui lei diventerà amica, complice: però un giorno la ragazza svanisce. Nulla è da prendere alla lettera, la Spada racconta il tumulto con una precisione psicologica millimetrica e sa ricavare dal fascino formale della bella immagine qualcosa che entra direttamente nel sentimento di un ammirevole debutto dal retrogusto amaro in cui si fanno notare Anita Kravos e il bravo Paolo Pierobon." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 giugno 2007)


 


"È una vittoria del cinema povero (è costato poco più di 300.000 euro) e anche un omaggio ad Antonioni e alla Milano agostana di periferia questo bel film di Marina Spada. (...) Molte sono le qualità del film che si ispira - dalla trama alle atmosfere, dal minimalismo dei dialoghi alla fotografia - al regista ferrarese (la scena iniziale nell'ascensore è una citazione de "La notte", l'improvvisa scomparsa di Olga ha radici ne "L'avventura"). Marina Spada dimostra di aver bene assorbito la lezione del Maestro "traducendo" (con l'aiuto del fotografo Gabriele Basilico che ha impostato le inquadrature) gli ambienti borghesi dei film di Antonioni nelle anonime architetture e atmosfere della periferia, resa ancora più inquietante dai prolungati silenzi e dalla solitudine estiva che dilata gli spazi e ingrandisce il senso di smarrimento. Anche la recitazione, sommessa e sfumata, è in sintonia con lo stile del film e la protagonista, Anita Kravos, dimostra doti introspettive non comuni. (Gian Filippo Belardo, 'L'Osservatore Romano', 7 luglio 2007)




"Dato per disperso nonostante le buone credenziali critiche, 'Come l'ombra' riappare in un periodo difficile per tutti i film. Figuriamoci per una prova d'autore tanto esclusiva e sofisticata da generare simpatia anche in chi non si sente votato alla redenzione delle masse: se esperimento deve proprio essere, infatti, tanto vale portarlo sino in fondo con dignità e coerenza. Marina Spada, docente alla Scuola Civica del cinema di Milano, ha il fegato di costruire uno psico-thrilling lavorando quasi solo sulle atmosfere di una metropoli che - grazie al decisivo contributo del fotografo Gabriele Basilico - esibisce un'anima anziché fornire un paesaggio. (...) L'aspetto più banale e risaputo del film - cioé il richiamo a una maggiore comprensione degli extracomunitari che affollano ormai come ombre le nostre vite - non inficia le qualità di uno sguardo acuto. E se di Antonioni ce n'è uno solo, è anche vero che il sapere raccontare con la (ri)costruzione dei punti di vista e la morbidezza dei piani sequenza rappresenta oggi un'assoluta rarità nel nostro cinema (e poi dicono che Tarantino insulta)." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 14 luglio 2007)


 


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