Il piccolo Rosso Malpelo, marchiato dalla superstizione popolare per il colore dei suoi capelli, è uno dei tanti bambini che lavorano in miniera. Diversamente dagli altri è oltremodo segnato dalla sorte che gli causa prima la morte del padre, poi l’abbandono della madre e infine la perdita dell’unica amicizia. Dall’omonima novella di Giovanni Verga, Pasquale Scimeca (Placido Rizzotto; La passione di Giosuè l’ebreo) trae una pellicola molto fedele al testo (anche nella scelta del dialetto siciliano), anche se si propende per una sua attualizzazione, o meglio una “de-temporalizzazione”. La volontà è quella di far riflettere lo spettatore sullo sfruttamento dei minori e sulle pessime condizioni di vita dei più piccoli in molte parti del mondo. L’interpretazione di Malpelo è sembrata “verista”, quasi asettica, lontana da ogni facile pietismo lacrimoso e l'ambientazione è riuscita fedele alla novella ispiratrice, anche se profondamente diversa è l'ideologia dei due autori: Scimeca sta contribuendo, anche attraverso gli incassi di questo film, all'aiuto dei bambini boliviani, per dar loro quell’opportunità di riscatto che è negata al personaggio della vicenda.
Premio Amnesty International al Giffoni Film Festival 2007