Un ex professore francese alla ricerca di un più vicino contatto con la natura, si trasferisce, con la famiglia, in un minuscolo paesino di lingua occitana sulle Alpi italiane. La presenza dei nuovi arrivati, nella piccola e chiusa comunità autoctona, provoca reazioni diverse e contrastanti.
Il film, i cui dialoghi sono quasi tutti nella lingua delle valli occitane (opportunamente sottotitolati), rappresenta un piccolo evento nella fin troppo omogenea produzione italiana.
Da due anni l’opera prima di Giorgio Diritti gira i festival di mezzo mondo e ovunque riscuote consensi dal pubblico e dalla critica, eppure in Italia esce con un ritardo pazzesco, appena compensato dal “colpo di fulmine” (tardivo) delle riviste specializzate. Bella fotografia, ritmi misurati, interpreti quasi tutti non professionisti (tra l’altro molti di loro figurano come produttori associati accanto all’Ecomuseo e agli abitanti dell’Alta Val Maira), onestà intellettuale e buon gusto, accanto ad una vena poetica e narrativa che ricorda Franco Piavoli, emergono da questa pellicola “minore” che non urla proclami ma rimanda allo spettatore una riflessione corretta sui meccanismi dell’integrazione e della diversità.
Valutazione: quasi 4 pallini