Nella Romania di Ceausescu, due studentesse universitarie alle prese con i rischi personali e giudiziari di un aborto clandestino. Il film vincitore della 60a edizione del Festival di Cannes provoca e colpisce duro lo spettatore pur rimanendo nella cifra elegante della discrezione e della sfumatura. Notevole dal punto di vista tecnico e narrativo (il regista è anche autore della sceneggiatura), la pellicola offre sequenze lunghissime, ellissi ben studiate, piani sequenza dal solido impatto emotivo, che esaltano la notevole recitazione del cast in cui primeggiano le due parti femminili. Piuttosto impressionante la sequenza finale che ha scatenato reazioni diverse e divergenti nella critica europea; tuttavia si sottolinea come la scelta del regista non diverga totalmente dalla cifra stilistica del film, il quale, nel mostrare gli orrori e le miserie di una società a senso unico che schiaccia ed opprime, è costruito come una vera e propria discesa agli inferi.