Attesissimo, dopo la prima proiezione al 57° Festival di Berlino, è uscito venerdì scorso, nelle sale italiane, 300, la ricostruzione fantasiosa in chiave hard-comic della battaglia delle Termopili.
Dall’omonima, celebrata, graphic novel di Frank Miller e Lynn Varley (il primo già omaggiato da una trasposizione a fumetti del suo “Sin City”), Zack Snyder (“L’alba dei morti viventi”), trae una pellicola fracassona e sopra le righe, tutta giocata su un’estetica accattivante, effetti speciali e attori quasi sconosciuti ma bravi.
Tutto nel film parla poco di Cinema e molto di fumetto (dialoghi innaturali, sospensioni, accelerazioni, ambienti e panorami virtuali aggiunti in post-produzione, sfumatura delle luci e tagli esageratamente espressivi). Eppure, giocando da subito a carte scoperte e rivelando la volutamente scarsa aderenza alla verosimiglianza storica, il lavoro del regista si apprezza tanto più quando la mente ripensa ad alcuni peplum più “blasonati” degli ultimi anni; Troy e Alexander.
Poco importa allora se lo sterminato esercito persiano annoveri fra le sue fila mostri e mutanti, se il grande Serse sia un ambiguo personaggio molto camp a metà strada fra l’icona Village e i modelli di certi coutouriers… Poco importa se gli spartani siano tutti incredibilmente alti e scultorei o se in barba alle intemperanze metereologiche se ne vadano in giro in perizoma notte e giorno… Quello che conta è la creazione e la continuazione del Mito (e infatti il gioco narrativo è quello del racconto nel racconto).
Molto bello il lavoro sulla composizione “grafica” dei corpi durante le scene di battaglia, lavoro spesso sottolineato ed enfatizzato da rallenti e sospensioni.
Si sottolinea una certa esagerazione nel tratteggiare buoni e cattivi, uomini liberi e schiavi al punto che taluni hanno ravvisato nella lotta fra i due schieramenti la metafora esasperata dello scontro Occidente-civile contro Oriente-barbaro.
Nel complesso il giudizio è abbastanza positivo.